Ammettiamolo senza pudore: i social network si moltiplicano anno dopo anno. Se prima era una questione tra big come Facebook e Twitter, adesso ci si trova a gestire piattaforme affatto intuitive come Pinterest, Ask, Instagram, Soundcloud o Foursquare.
Gestire tutti i social network e automatizzare le procedure di pubblicazione sono le necessità impellenti di chi, comprensibilmente, non fa del web marketing la propria attività professionale.
Aiutano però tool ormai arcinoti, che gestiscono in maniera semi-automatica la schedulazione di articoli o messaggi sui propri account sociali: sovrano è senza dubbio IFTTT, servizio che consente attraverso “ricette” (anche complesse) di diffondere il medesimo post su differente social network. Seguono soluzioni simili come Hootsuite e Buffer. Solo per citare le più note.
Tuttavia i risultati di tale “semplificazione” lasciano talvolta a desiderare, soprattutto in termini di efficacia.
Questione di forma e sostanza
Il primo problema è, come avrai capito, quello della lunghezza stessa del messaggio. Se un paragrafo di 3 righe può risultare azzeccato su Facebook e accettabile su Linkedin, le prime magagne cominciano con Twitter, simbolo vivente della comunicazione stringata e diretta.
D’accordo: parliamo sempre di una frase-pensiero, coerente con la filosofia di ambedue le piattaforme, ma la forma stessa del post ha un peso fondamentale su ogni singolo social network!
Se infatti aggiungiamo che Google+ permette anche un formattazione funzionale del testo, le problematiche si fanno davvero spinose…
Immagina solo cosa accade ad un post del tuo blog che invii in automatico su Facebook, Twitter, Tumblr e Foursquare: oltre a ottenere risultati risibili dal punto di vista grafico, trasmetterai ai tuoi visitatori 3 imperdonabili errori:
- Darai l’impressione che ogni singolo social network rappresenta per te solo un mero moltiplicatore di visibilità.
- Dimostrerai di ignorare le vere potenzialità di ogni singolo canale sociale.
- Frustrerai e deluderai il visitatore, che percepirà l’assenza assoluta di una strategia comunicativa.
L’effetto diapositiva
Definisco così il mix di superficialità e incongruenza in cui mi sono imbattuto durante l’analisi del Social Media Marketing di alcune aziende (fortunatamente poche). E’ quell’effetto che si genera quando, nei gloriosi anni ’80 e ’90, un amico ti mostrava le diapositive delle vacanze: lui rivive in quelle immagini momenti avventurosi, musiche e balli scatenati, battute e persino profumi indimenticabili. Tu vivi momenti di fustrazione frutto di scatti banali, prevedibili, di cui spesso sono protagonisti soggetti sconosciuti o secondari.
E’ solo questione di percezione, perchè le immagini sono fatte per essere guardate, le battute per riempire quel fugace minuto d’attenzione e le canzoni per generare emozioni attraverso suoni. Così i social dovrebbero essere utilizzati sulla base del concept originale che ne ha decretato il successo!
Quindi valorizzare sempre le potenzialità del singolo medium, giocando sapientemente sull’effetto empatico di una bella foto, di un brano evocativo o di un video montato ad arte, anche a discapito della risorsa più preziosa che caratterizza la nostra breve esistenza: il tempo.